mercoledì 17 settembre 2008

Civiltà e barbarie


Nessuno, oggi, né studiosi, né politici, né giornalisti, sembra accorgersi che si sta progressivamente consumando, all’interno dei confini del mondo occidentale, i nostri stessi confini, un lacerante scontro di civiltà destinato a segnare il futuro del nostro vivere democratico.
In questo Armageddon misconosciuto si fronteggiano, infatti, le due principali concezioni moderne di civiltà. La prima, di matrice illuministica, è quella fondata sul riconoscimento della pari dignità (egalité) e della solidarietà (fraternité) tra gli esseri umani come basi necessarie perché essi possano convivere liberamente (liberté); la seconda, che trae origine dagli esordi della fase industriale, annovera tra i propri valori il profitto (cioè la non uguaglianza) e la competitività (cioè la non solidarietà), essendo le attività umane sottoposte necessariamente alle leggi di mercato (la libertà è un attributo del mercato, non dell’uomo).

Si tratta di concezioni tra loro incompatibili. La seconda sembra guadagnare sempre più terreno ed è paradossale il fatto che venga accolta con favore anche e soprattutto da chi si colloca negli strati socioeconomici più bassi della società e dunque è destinato non soltanto a non poter trarre alcun vantaggio dal mercato, ma a soccombere al potere di chi invece è in grado di sfruttarne consapevolmente i meccanismi. Ci stiamo avviando verso una civiltà che si riconosce nella disparità sociale: alcuni uomini - parafrasando Orwell - diventeranno “più umani degli altri”. Questo fenomeno rappresenta un ritorno all’antico, quando una stratificazione sociale impermeabile era ritenuta far parte dell’ordine naturale delle cose.

Lo studioso Tzvetan Teodorov in una recente intervista al quotidiano La Repubblica ha affermato che la civiltà può essere definita attraverso la capacità di riconoscere agli altri la piena appartenenza all’umanità. La barbarie, invece, consiste in un comportamento esattamente contrario. Se tali affermazioni corrispondono al vero, non manca molto all’arrivo dei barbari. Ormai si stanno avvicinando, sempre più in fretta. Alcuni di essi, anzi, hanno già valicato i nostri confini. E' semplice riconoscerli. Non dobbiamo fare altro che guardare un qualunque specchio.