
Oggi la sinistra, dopo molti anni in cui quasi si irrideva la retorica risorgimentale, torna a rivalutare i padri della patria, e Garibaldi torna ad essere un incredibile, fenomenale eroe. Su altri fronti: leghista al nord e “neoborbonico” al sud, l’eroe dei due mondi viene invece presentato pressoché come un bandito che ha seminato morte e distruzione. Va puntualizzato che mentre i primi sono forza di governo e dovrebbero pertanto misurare le parole, specie in riferimento alla storia patria, i secondi rappresentano una debole voce, che forse al di fuori del meridione, arriva soltanto a chi, casualmente o per scrupolo storico, è interessato a conoscerla. Se il quadro fosse completo, probabilmente non resterebbe che unirsi al coro della sinistra ed applaudire alle ardimentose gesta degli eroi del Risorgimento. Invece vanno considerati anche altri studiosi, come ad esempio Gigi Di Fiore, giornalista e storico, che fra le varie pubblicazioni sull’argomento in questione, ha scritto “I vinti del Risorgimento”, un saggio (peraltro edito dalla prestigiosa UTET di Torino) che ci presenta una realtà storica meno gloriosa e assai più problematica.
Ora, dopo un secolo e mezzo dall’impresa dei Mille auspicherei un impegno verso una maggiore chiarezza su un tema così importante per gli Italiani. Probabilmente anche il libro di Claudio Fracassi (che confesso di non avere ancora letto) rappresenta un contributo in questa direzione, spero in ogni caso che - per una più ricca e oggettiva ricostruzione storica - accanto alle testimonianze dei garibaldini si possano ascoltare le parole dei soldati borbonici o quelle della sarta di Calatafimi, del pescatore catanese, del falegname di Messina...
1 commento:
La Domus mazziniana sembra sia nell'elenco degli enti e istituti che vogliono chiudere!!!!!!!! Concordo con te, Enrico. Mi viene in mente il bellissimo film di Florestano Vancini degli anni 70,"Bronte cronaca di un massacro". Tuttavia...proprio due giorni fa, al termine di una cena, mi è capitato di brindare con amara ironia all'unità d'Italia; ora che la vetusta idea federalista, grottesca per i tempi attuali, rischia di costituire l'unica risposta a bisogni magari anche reali...ma una risposta minoritaria e perdente, destinata a incrementare la deriva dell'egoismo sociale. E mi è capitato anche di aver voglia di rileggere, il giorno dopo, la poesia che da bambina coronava la cornice retorica con la quale ci insegnavano l'epoca risorgimentale, La spigolatrice di Sapri, e di commuovermi:
"(...) Eran trecento, e non voller fuggire;
Parean tremila e vollero morire:
Ma vollero morir col ferro in mano,
E innanzi ad essi correa sangue il piano.
Finchè pugnar vid’io, per lor pregai;
Ma un tratto venni men, né più guardai...
Io non vedeva più fra mezzo a loro
Quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro!...
Eran trecento: eran giovani e forti:
E son morti!"
il vuoto di ideali e l'incapacità di identificarsi nei propri simili che caratterizza il nostro oggi mi sgomenta ogni giorno di più. Ma ci vorrebbe un nuovo risprgimento, e lo dico senza timore di essere retorica...
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