domenica 5 aprile 2009

Stabat Mater


Pur non essendo credente, amo le composizioni di musica sacra. E, qualche sera fa, ho avuto modo di ascoltare, nella calda atmosfera della Chiesa dei Cavalieri a Pisa, un’esecuzione magistrale dello Stabat Mater di Pergolesi.
Suoni antichi e già moderni, di una bellezza senza tempo, dolenti, lontani dal frastuono di quella musica commerciale che si consuma (e ci consuma) sempre più rapidamente, suicidandosi senza lasciare memoria perché altra musica, dalla vita altrettanto breve, ne prenda il posto.

Parole antiche, “stabat mater dolorosa, iuxta crucem lacrimosa, dum pendebat filium”, e quanto mai attuali, “la madre, addolorata, stava in lacrime presso la croce, dalla quale pendeva il figlio”, potente metafora del dolore umano, rappresentazione del pianto di tutte le madri per un figlio ucciso dal potere, dalla guerra, dalla malattia, dalla fame, dall’odio.

L’ascolto di un brano come lo Stabat Mater non si limita a un istante di puro divertimento, ma diventa occasione per riflettere, tentare di comprendere, essere migliori (forse) e, certamente, per crescere. Questo, credo, dovrebbe essere il senso della cultura, di tutta la cultura.

Nel libro della Genesi si racconta che Abramo supplicò Jahvè, che aveva ormai deciso di distruggere Sodoma, di risparmiare la città se in essa vi si fossero trovati almeno dieci uomini giusti. Finché si troveranno in Italia dieci persone disposte davvero ad apprezzare una cultura non effimera e non di puro consumo, esiste ancora una debole speranza che il nostro paese possa sopravvivere alla distruzione in corso.

1 commento:

enrico meloni ha detto...

Dunque per stare al sicuro non ci resta che coinvolgere altri cinque fidati e sinceri estimatori della cultura come autori del blog :)