Mi limito a tratteggiare le loro biografie: due realtà diverse che hanno in comune una famiglia antifascista, una laurea da poco conseguita, l’anno di nascita (1919), una coscienza critica ed etica che li eleva sicuramente al di sopra della media.
Federico Ferrari è di Cremona, nasce in una famiglia borghese e molto cattolica. Il padre, avvocato, è un seguace di Guido Miglioli (per le sue avanzati programmi sociali fu espulso dal partito popolare, e nel dopoguerra la DC non accettò la sua iscrizione), uno dei fondatori del partito popolare a Cremona e antifascista. E’ anche musicista e critico letterario nonché animatore di incontri culturali nella sua casa. Passioni che trasmette al figlio insieme a intelligenza e sensibilità fuori dal comune. Muore prematuramente, lasciando un vuoto profondo in Federico appena sedicenne. Il ragazzo, conseguita la maturità, si iscrive a giurisprudenza, seguendo le orme del padre. La guerra lo porta in Russia, come ufficiale degli alpini, ed è uno dei pochi a tornare sano e salvo da quell’inferno di ghiaccio. Fa appena in tempo a rientrare da casa per una licenza che una nuova avventura lo attende. A seguito dell’armistizio dell’8 settembre, è catturato dai nazisti e, poiché decide di non optare per la Repubblica di Salò, viene internato nei lager in Polonia e in Germania. Verrà ucciso per vendetta da un nazista a guerra quasi conclusa, il 24 aprile 1945. Testimonianze affermano che gli assassini vennero salvati a stento dal linciaggio della popolazione civile, perché evidentemente era riuscito a costruire un buon rapporto con gli abitanti del luogo.
Riportare alla luce le storie degli uomini del passato, forse può renderci migliori non solo culturalmente, ma anche da un punto di vista morale. Penso ora ai passi della ‘Divina Commedia’, dove varie anime chiedono con insistenza a Dante di essere ricordate al mondo dei vivi. Cercare di salvare la memoria di persone che hanno subito delle gravi ingiustizie, può rappresentare un parziale risarcimento, una sorta di consolazione per i vivi e forse, ovunque si trovino, per i ragazzi della nostra meglio gioventù.