venerdì 5 marzo 2010

Quattro piaghe dell'Italia

[1] Piaga politica La divisione tra legislativo, esecutivo e giudiziario è sostituita dalla concentrazione di potere politico, mediatico ed economico. L’esecutivo fagocita il legislativo con il costante ricorso al “voto di fiducia”, presentato come prova e garanzia della solidità di governo; il connubio tra potere esecutivo e mediatico legittima se stesso delegittimando, ogniqualvolta è necessario, il potere giudiziario, presentando l’operato di quest’ultimo come potenzialmente in contrasto con la volontà del popolo.
[2] Piaga sociale Mentre la piramide generazionale si rovescia, con un costante incremento della percentuale dei vecchi rispetto ai giovani, i giovani hanno tutele sociali sempre minori ed incontrano difficoltà sempre maggiori nel far corrispondere incarichi dignitosi di lavoro ai loro percorsi di studio. Su un altro livello, sfruttamento e privazione di dignità sono il destino di tanti immigrati, non solo quelli irregolari, in contesti nei quali per lo più si continuano a proporre le misure di polizia come strumento politico privilegiato per l’integrazione e la sicurezza.
[3] Piaga culturale Si disinveste dalla scuola e dalla ricerca e si susseguono riforme incerte dell’Università, in assenza di una visione sistemica. Nella realtà plasmata sulle grammatiche dello spettacolo, c’è sempre meno spazio per ciò che non è spettacolo, per ciò che non è appetibile al gusto plebeo, per ciò che richiede fatica, per ciò che è difficile. Sarebbe il caso di aprire discussioni pubbliche sull’educazione e sulla povertà, sull’ambiente, sulla deriva plebea delle pratiche democratiche e sull’elaborazione generativa dei conflitti; ma, fatta eccezione per i servizi dedicati alle situazioni di emergenza, la televisione preferisce mettere in scena quotidianamente lo show di una pseudo-povertà (le varie isole dei famosi), di una pseudo-opportunità di ricchezza (i giochi, i quiz, le lotterie), lo show della partecipazione (i televoti), lo show di pseudo-conflitti (i dibattiti politici spettacolarizzati) e così via. Così la memoria del cittadino spettatore con inclinazione alla passività diventa sempre più, lentamente, cultura e memoria dello show.
[4] Piaga etica C’è un clima di “vacanza morale”, per usare un’espressione di Primo Levi. La piaga etica attraversa ed alimenta tutte le altre. Lo si nota, da ultimo, nelle prese di posizione incerte e nei tentennamenti dell’iniziativa politica su fenomeni di corruzione diffusi. C’è chi ha potuto “ridere” del verificarsi di un devastante terremoto, pregustando di lucrare sulla tragedia. C’è una rete di contatti e prassi che ha consentito a qualcuno di ridere in quel modo. L’immoralità e l’illegalità sono diffuse in tutti i livelli della vita sociale, ma è grave che non ci preoccupi anzitutto, quotidianamente, con scrupolo incalzante, della moralità di chi temporaneamente ha la responsabilità di governare, al di sopra di ogni sospetto. Ci si preoccupa invece per mesi, introducendo una formula inaudita nella storia mondiale delle democrazie, della «serenità di chi governa».

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