giovedì 7 maggio 2009

"Son le tue orme la via"...



Pochi giorni fa sono andato a fare un'escursione sulle Apuane, fino al Rifugio Rossi (1.600 m) e oltre, ai piedi del versante nord della parete dall'eloquente nome "(U)Omo morto" (nella foto) e base di ascensione verso Pania della Croce e Pizzo delle Saette...
Guardando le tracce lasciate sulla neve, mi è venuta in mente la poesia di Antonio Machado sul Viandante e in particolare il verso ripreso da Francisco Varela: "Son le tue orme la via".

La poesia, da quanto mi risulta, inizia così: "Viandante, son le tue orme/ la via, nient'altro./Viandante, non sei su una via,/la via la fai tu avanzando..."

In effetti, l'impressione era quella. O meglio, c'erano orme lasciate da altri, ed era più confortevole seguirle. Seguendole, le "confermavo", le calcavo maggiormente per altri eventuali viandanti. Ma le opzioni erano diverse, e in ogni caso, per avanzare in modo "sicuro" quando il terreno è nascosto, una mappa non è sufficiente... In alcune zone in pendenza la neve si stava già staccando dal terreno, per il caldo; in altre, nascondeva buche (del resto, quell'area è anche nota per avere una zona carsica).

La montagna, le ascese, le discese e le deviazioni a cui la montagna costringe, le zone d'ombra e quelle aperte, l'insieme di tutte queste cose mi sembra come una metafora tangibile dell'essere viandanti, costretti in qualche modo a trovare cadenze nel passo e nel respiro, tra la possibilità di spaziare con lo sguardo su panorami immensi e di doverlo chinare sulle piccole pietre che possono fare da inciampo. In ogni caso, raggiunti certi crinali, si ha - da soli o in compagnia - la sensazione di un tempo più dilatato, di una possibilità e di un'esigenza di sostare più a lungo sulla relazione con i propri pensieri e quelli degli altri.

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