martedì 31 agosto 2010

Pubblicità ingannevole in politica.

Se si dovessero avvicinare le elezioni, oltre ai dibattiti sulla legge elettorale sarebbe forse il caso di interrogarsi su una singolare lacuna nell’estensione della logica commerciale al mondo politico. Molti fautori dell’idea che il libero mercato possa far evolvere i conflitti e compensare il merito meglio di qualunque intervento regolativo statale, arrivando a ritenere che sia pericoloso attribuire alla politica il compito di formulare giudizi su cosa possa significare «vivere bene», non hanno considerato con altrettanto zelo i rischi della pubblicità e le contromisure che andrebbero adottate.

Un’Autorità garante della «libera concorrenza» e del «mercato» ha il compito di definire e colpire la pubblicità commerciale ingannevole, comparativa o meno, relativa ai più svariati prodotti, dai dadi per brodo agli oggetti tecnologici più evoluti. Immagino che sia per questa ragione, se non per uno scrupolo benevolo del produttore, che sulla confezione di brodo granulare con verdure leggo che «l’immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto», dove l’immagine rappresenta due cipolle, alcune carote, del sedano e un piatto di brodo. Anche senza l’avvertimento, non avrei pensato di trovare carote o cipolle nei quattro centimetri cubici della confezione, né di ricavarne poi un brodo dello stesso colore.

Proporrei di imporre un’analoga avvertenza in corrispondenza delle immagini dei politici che, pagando profumatamente i loro consulenti, fanno circolare immagini fotoritoccate e generosamente più giovani di quel che sono effettivamente: basterebbe scrivere che «l’immagine non corrisponde all’aspetto attuale».

Sempre per la «libera concorrenza», a partire da un rendiconto preciso delle promesse non mantenute da chi si candida più di una volta, si dovrebbe poi associare alle nuove promesse dei vecchi candidati – in sovraimpressione quando sono proclamate dalla televisione, e ai margini dei cartelloni su cui sono scritte a caratteri cubitali – l’avvertenza che «le promesse del tal candidato hanno un puro valore illustrativo».

Senza simili precauzioni, un cittadino come tanti, che potrebbe essere raggirato nello scegliere il brodo granulare o una pasta surgelata e che da ciò deve essere tutelato, sarà mai in grado di scegliere dei buoni politici senza farsi ingannare?

1 commento:

Antonella D. ha detto...

Credo sia un'ottima idea quella di avvertire il cittadino circa l'incertezza del contenuto della scatola elettorale! Certo resta impossibile conoscere il sapore del dado granulare senza averlo mai acquistato. Il problema è che molti continuano a votare anche sapendo cosa c'è nella scatola! Come si fa spiegare che se il contenuto della scatola è cattivo è meglio non acquistare il prodotto? Dovrebbe essere un concetto semplice, ma a quanto pare non vale per la politica!