lunedì 16 giugno 2008

Cyborg 2008

La vicenda Pistorius continua a destare accese discussioni, non limitandosi a restare relegata negli spazi mediatici dedicati allo sport (spazi che, in Italia, sono diventati il principale canale d’informazione), ma allargandosi fino a invadere gli ambiti della sociologia e dell’etica ed entrando nel più ampio dibattito sul problema naturale/artificiale.
E’ paradossale il fatto che una menomazione fisica così grave come quella dell’atleta possa trasformarsi, agli occhi di qualcuno, come un vantaggio nei confronti degli atleti ‘normali’. Forse nessuno è stato informato di ciò che è accaduto in alcune scuole toscane, dove diversi alunni in situazione di handicap sono stati accusati dai compagni di classe di essere ‘avvantaggiati’ dalla presenza dell’insegnante di sostegno (il problema, in questo caso, scaturiva dalle idee e dai messaggi degli adulti, non dalla mente dei bambini).
Pistorius sta diventando la metafora della nostra cattiva coscienza, sempre pronta a entrare in allarme ogni volta che non comprendiamo, che sentiamo vacillare le nostre certezze, che non riusciamo a far rientrare una situazione insolita nei nostri vecchi schemi. E la nostra difesa è sempre la stessa: la condanna di chi, con la sua presenza o con il suo comportamento, ha osato ledere la nostra sicurezza. Qualcuno aveva ‘dimostrato’ che le protesi di Pistorius determinavano un netto aumento delle prestazioni, perché diminuivano la fatica muscolare del 30%: questo qualcuno dovrebbe, però, spiegarmi quale unità di misura si utilizza per calcolare la fatica fisica di un atleta, perché io, pur essendo medico, non la conosco!
Non credo affatto che Pistorius rappresenti una minaccia per lo sport o per la nostra ‘umanità’: sempre più spesso facciamo finta di non accorgerci che lo sport è avvelenato dalla pratica ormai massiccia del doping e dalle somme astronomiche che muovono il settore.
Il 16 maggio il Tribunale Sportivo di Losanna ha accettato il ricorso dell’atleta, che finalmente potrà correre con i normodotati. Da parte mia, gli auguro di superare sempre meglio i propri traguardi personali e sportivi. Non penso, tuttavia, di farmi amputare le gambe per avere modo di indossare anch’io le magiche protesi. Continuerò, invece, a portare le mie vecchie protesi: un paio di superbi e scintillanti occhiali da vista.

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