lunedì 23 febbraio 2009

I mille volti dello stupro

“Ha più forte
sapore la conquista violenta
che il mellifluo consenso. Io di sospiri
e di lattiginose albe lunari
poco mi appago. Non so trarre accordi
di chitarra, né oroscopo di fior
né far l'occhio di pesce,
o tubar come tortora!
Bramo. - La cosa bramata
perseguo, me ne sazio e via la getto... “

Tosca, atto secondo



E’ l’autopresentazione fiera e arrogante del barone Scarpia, odioso capo della polizia; e siamo nel 1800, a Roma, dopo la caduta della Repubblica romana. Questa bellissima aria, accompagnata da coloriture espressionistiche cupe, rappresenta magistralmente la psicologia dello stupratore. Ed esprime indirettamente il bisogno e il gusto di confondere amore e sopraffazione, seduzione e misura del proprio valore all’interno di un rapporto di forza travestito da coppia amorosa.
Lo stupro di strada, chiamiamolo così, non è che l’epifenomeno evidente rispetto alla realtà dello violenza sessuale che si consuma più spesso tra pareti discrete, in un alveo di morbosa dipendenza o di paura, magari all’interno delle stesse mura domestiche e a opera di un congiunto: il marito, ma anche il padre, lo zio, il nonno, il cugino, il fratello, il cognato, l’amico di famiglia. Non ci possono essere ronde in grado di sorvegliare, prevenire, denunciare.
La violenza subita come un destino non sempre si serve dell’anonimato e dell’oscurità di strade deserte o ha bisogno che siano tenuti fermi i polsi, che sia immobilizzato il corpo a una parete o al suolo, che sia reso debole e arrendevole con una gragnuola di pugni, che se ne minacci l’integrità, o l’esistenza, con una lama affilata...
Lo stupro ha mille volti ed è trasversale alle classi sociali, al livello culturale, al percorso di studio, alla professione, alla realizzazione professionale, all’età, all’appartenenza culturale o geografica.
Scarpia tortura e si accinge a stuprare con la sopraffazione del dominio e, ancora nell’interpretazione intensamente drammatica di Tito Gobbi, il sorriso dipinge la crudeltà del suo volto, mentre non la concitazione dell’impulso incontrollato, ma la lentezza di chi è sicuro della propria forza, disegna i suoi gesti, i suoi passi misurati, ieratici, quasi solenni...

Nessun commento: