giovedì 5 febbraio 2009

Saudade

A volte si ha voglia di regalare un frammento di emozioni, magari una musica.

"Estranha forma de vida" di Amalia Rodrigues:



Racconta il proprio cuore, Amalia; cuore che ha una strana forma di vita; cuore indipendente, cuore indomabile, che vive una vita perduta, sanguinando ardentemente...
Il Fado canta la saudade. E’ una parola intraducibile, la saudade, ed è Lisbona; incarna forse le ombre segrete: di lei, città bianca e gialla di luce. Il Fado porta profumi di africa o di america latina, canti di marinai attraverso brezze leggere, sospiri, rochi suoni percussivi di chitarre. Racconta lo sguardo volto verso un altrove nel fuggire da una piccola striscia di terra affacciata sull’oceano immenso; per sottometterlo e conquistare e perdere il mondo intero dopo averne lambito i confini. Il fado è nostalgia, ma è anche sensualità, vibrazione; è desiderio, ma è anche lamento, canto struggente di quanto non è più, acuto sentimento di una mancanza.

Esprime una malinconia quasi paradossale, venata di gioia e stupore; una malinconia che sembra vestirsi a festa per i frammenti di felicità vissuti. E’passione trattenuta, sospiro, lacrima, carezza, mare. Ci conduce nei vicoli erti e stretti dell’Alfama, tra le case abbracciate le une alle altre, su per il succedersi infinito dei gradini: finché ci regala gli improvvisi squarci delle terrazze aperte sul vasto orizzonte marino. Allora ci lasciamo avvolgere dagli odori, ora aspri, ora dolci di spezie, arrendendoci alle ore di piatta calura stagnante, nel silenzioso deserto delle grate e degli scuri abbassati al sole già alto nel cielo e presago del proprio tramonto.

Amalia Rodrigues, senza tradirne la radice popolare, trasfigurò il Fado nel vento arioso, mesto e appassionato al quale i poeti avrebbero potuto affidare le proprie parole. Così Camoes, così Pessoa, così Saramago poterono dare loro ali per volare... Poesia e musica, del resto, da sempre si confondono.

3 commenti:

enrico meloni ha detto...

Sono attratto anche io dal Fado, con tutte le sue implicazioni storiche, antropologiche, di nostalgia, tristezza, malinconia, dolore e amore per la vita. Confesso però che non lo ascolto spesso, forse per pigrizia o “fatalismo musicale” (mi affido spesso alla radio o ai miei vecchi dischi o cd). Tre anni fa, al laghetto di Villa Ada, nell’ambito dell’Estate romana, si è esibita una ventiseienne portoghese cantante di Fado, già molto brava, che è riuscita a far passare delle emozioni entusiasmando il pubblico. Non ricordo il suo nome ma un amico lucano che era con me, è convinto che si chiami Amalia Rodrigues: in verità non credo si tratti di omonimia, dipende piuttosto dalla congenita tendenza lucana all’approssimazione (come lui stesso mi ha confessato).

maria antonella galanti ha detto...

Ho guardato sul sito relativo agli eventi di Fado in gemellaggio tra Italia e Portogallo (http://www.7sois7luas.com/) che conosco perchè il festival è iniziato anni fa con Pontedera (20 Km da Pisa) e risulta, se si tratta del 2006, che la cantante a Villa Ada fosse Ana Moura accompagnata dai chitarristi di Amalia Rodrigues.
Volevo mettere un brano interpretato proprio da lei quando ho scritto il post e uno di Teresa Salgueiro, la voce dei Madredeus, ma o perché erano troppo pesanti o per qualche altro imbroglio tecnico che non sono riuscita a individuare, non sono stata in grado di inserirli.

enrico meloni ha detto...

Sì, dev'essere proprio Ana Moura. Ho fatto una piccola ricerca sul suo nome, e a giudicare dall'aspetto, dall'età, dalla voce, non dovrebbero esserci dubbi. L'equivoco dev'essere nato dal fatto che il nome di Amalia Rodrigues figurava sulla locandina per via dei suoi chitarristi. E' un nome più facile da ricordare, anche perché più noto. Grazie per la ricerca.