domenica 25 gennaio 2009

Soli d'inverno



Nella monotonia dell’essere talvolta si accendono lampi di vecchie emozioni che promettevano l’avverarsi di sogni, di meraviglie esistenti, tangibili, a portata di mano se non lasciate sfuggire, se perseguite con dedizione; concrete, almeno nella dimensione della fantasia che, per certi aspetti, è anch’essa una realtà.
Questi frammenti di emozioni che si affacciano inattesi (più spesso quando ci avviciniamo alla bellezza, sia essa in un testo, una musica, un’opera figurativa, una manifestazione della natura…) ci dicono che esiste una speranza. Ci parlano e in un lampo si capisce che su questo mondo, dove siamo stati scagliati senza averlo chiesto inermi e ignari, costellato di insidie e invaso dalla sofferenza, esiste qualcosa di bello da scovare, che ci coinvolge in prima persona e ci rende protagonisti.
Questi brani, innocue schegge di emozioni, sono la luce che torna a bagnare la spiaggia coperta da relitti approdati nei giorni di burrasca. Un debole sole d’inverno che riaccende il calore delle giornate balneari vissute e soprattutto delle estati promesse, immaginate in una vaghezza che ancora potrebbe essere. Sono tracce, indizi di un tesoro, che pure nell’oceano del dolore, abbiamo ogni giorno la possibilità di scoprire.

2 commenti:

maria antonella galanti ha detto...

Mi sento molto in sintonia con questo post e trovo le foto particolarmente belle. Una foto è bella se afferra una percezione o un affetto di chi la scatta per fermare l’attimo nel quale la realtà gli si svela in una qualche sua segreta essenza; e si fa ambigua, trasfigurata nei colori e nei profili delle cose; come quando vediamo le nuvole farsi animali o piante o fiori o persone e poi ancora disfarsi e ricomporsi in altre forme. Una foto è bella quando permette anche ad altri di guardare con occhi diversi il già noto e di provare la meraviglia che è legata alla scoperta. Una foto è bella se non finge di riprodurre la realtà, ma esprime l’intreccio paradossale tra il dentro e il fuori.

enrico meloni ha detto...

Grazie, Antonella. Aanche a me è piaciuta la foto della neve sugli alberi, e in qualche modo il tuo post ha ispirato il mio. Pure nel titolo c'è una continuità: è possibile infatti accostare la neve all'inverno e l'addio a "soli", che può essere letto come plurale di "sole" e volendo anche di "solo".