martedì 23 giugno 2009

Sbandamento?


Solo il ventitré per cento degli Italiani ha votato per il referendum, che era considerato uno strumento istituzionale capace di garantire al cittadino la possibilità di contribuire all’agenda parlamentare, di avvicinarsi nientemeno che alla democrazia diretta. Un record storico, non si era mai caduti percentualmente così in basso. La scarsa partecipazione è stata determinata oltre che dalla ben nota disaffezione alla vita politica del paese, dal mancato accorpamento alle elezioni europee, anche da leader politici che continuano ad invitare alla diserzione delle urne, seguendo l’andazzo inaugurato da Bettino Craxi, che esortò i suoi elettori a recarsi al mare in occasione del referendum del 1991 sul sistema elettorale. Con questo metodo è dalla tornata referendaria del 1995 che non si riesce a raggiungere il quorum.
Mi chiedo se un leader politico (magari con responsabilità istituzionali) possa spingere un “cittadino” a rinunciare a quel diritto-dovere che (se esercitato con consapevolezza) lo differenzia dal “suddito”. La dialettica politica non dovrebbe orientare gli elettori verso una scelta? Continuare a rifiutare – sia dall’alto che dal basso - uno strumento di espressione popolare previsto dalla Costituzione, non vi pare un nuovo sbandamento della democrazia?

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