mercoledì 2 aprile 2008

Oggetti

Il caos intorno a me è generato anche dalla mia difficoltà a separarmi dagli oggetti. Sebbene inutilizzati da anni, sgarrupati, o fuori uso, spesso preferisco non abbandonarli, e non solo perché un giorno potrebbero essere utili. Stesso discorso vale per fogli, fotocopie, giornali, opuscoli senza qualità presi in una libreria o in biblioteca o distribuiti all’uscita della metro. Anzi, il vincolo con la carta stampata è ancora più tenace. Nell’era telematica, del book on demand, per me il libro è rimasto un oggetto prezioso e inviolabile come al tempo degli amanuensi.
Penso che invece dovrei affrancarmi dal superfluo, tenere l’essenziale, perché sarei più leggero, più libero anche interiormente. Magari anche più mobile e più eroico avendo meno da rischiare.
Per farla breve, quando mi sono deciso a fare un po’ di repulisti, mi è capitato fra le mani un bimestrale di cine-informazione, che avevo preso tempo prima al “Quattro Fontane”, e poi dimenticato sotto il peso di cento scartoffie. Rubando colpevolmente tempo al repulisti, mi sono bloccato su una breve intervista a Sean Penn: Into the wild, colonna sonora... Nella mia incontenibile innocenza, quando ho visto il film credevo che le canzoni (i cui testi sono sottotitolati in italiano) fossero di autori degli anni ’60 / ’70, le cui opere non erano arrivate alle mie orecchie o che non ricordavo più. “Un peccato che oggi non si facciano più testi del genere…”. Beh, ho scoperto che l’autore ha scritto le canzoni appositamente per il film, si chiama Eddie Vedder, è un cantautore dei nostri giorni, classe 1964. Ho fatto seduta stante una ricerca su internet e sono riuscito ad ascoltare di nuovo le canzoni che accompagnavano il film. Ho cercato anche i testi, e ho capito la scelta di mandare i sottotitoli: sono un elemento che arricchisce notevolmente un film, che appare controcorrente, comunica valori del tutto dissonanti con la mentalità che oggi predomina. Forse Sean Penn ha voluto dare corpo a un desiderio che non ha mai saputo realizzare (e con lui noi tutti, o quasi), ma che un ragazzo ha trovato il coraggio di porre in atto nei primi anni ’90. Into the wild è tratto da un romanzo che si ispira ad una storia realmente accaduta. È un film che potrebbe incoraggiarti verso un radicale, sano repulisti. Qui mi fermo, scusate, torno a liberarmi degli oggetti.



SOCIETY

Lyrics/ Music: Jerry Hannan

It's a mystery to me
We have a greed, with which we have agreed
And you think you have to want more than you need
Until you have it all, you won't be free

Society, you're a crazy breed
Hope you're not lonely, without me

When you want more than you have, you think you need
When you think more than you want, your thoughts begin to bleed
I think I need to find a bigger place
When you have more than you think, you need more space
Society, you're a crazy breed
Hope you're not lonely, without me

Society, crazy indeed

Hope you're not lonely, without me
It's those thinking more less, less is more
But if less is more, how you keepin' score?
It means for every point you make your level drops
Kinda like you're startin' from the top
And you can't do that

Society, you're a crazy breed
I hope you're not lonely, without me
Society, crazy indeed
Hope you're not lonely, without me
Society, have mercy on me
I hope you're not angry, if i disagree
Society, crazy indeed
Hope you're not lonely

Without me...



SOCIETY / SOCIETA'


Lyrics/ Music: Jerry Hannan

E' un mistero per me
Abbiamo un'avidità, ma che abbiamo accettato
Pensi di dover volere più di quello di cui hai bisogno
Finchè non hai tutto non sarai libero

Società, sei una razza folle
Spero che tu non sia sola, senza di me

Quando vuoi più di quello che hai, pensi di avere bisogno
Quando pensi più di quello che vuoi, i tuoi pensieri cominciano a svuotarsi
Penso di dover trovare un posto più grande
Perché quando hai più di quello che pensi, hai bisogno di più spazio

Società, sei una razza folle
Spero che tu non sia sola, senza di me

Società, davvero folle
Spero che tu non sia sola, senza di me

Ci sono quelli che pensano, più o meno, meno è di più
Ma se meno è di più, come fai a tenere il punteggio?
Significa che per ogni punto che fai scendi di livello
E' un po' come cominciare dalla cima
E non puoi farlo

Società, sei una razza folle
Spero che tu non sia sola, senza di me
Società, davvero folle
Spero che tu non sia sola, senza di me
Società, abbi pietà di me
Spero che tu non ti arrabbi, se non sono d'accordo
Società, davvero folle
Spero che tu non sia sola

Senza di me...


GUARANTEED

Lyrics/ Music: Ed Vedder

On bended knee is no way to be free
Lifting up an empty cup, I ask silently
That all my destinations will accept the one that's me
So I can breathe...

Circles they grow and they swallow people whole
Half their lives they say goodnight to wives they'll never know
Got a mind full of questions, and a teacher in my soul
And so it goes...

Don't come closer or I'll have to go
Owning me like gravity are places that pull
If ever there was someone to keep me at home
It would be you...

Everyone I come across, in cages they bought
They think of me and my wandering, but I'm never what they thought
I've got my indignation, but I'm pure in all my thoughts
I'm alive...

Wind in my hair, I feel part of everywhere
Underneath my being is a road that disappeared
Late at night I hear the trees, they're singing with the dead
Overhead...

Leave it to me as I find a way to be
Consider me a satellite, forever orbiting
I knew all the rules, but the rules did not know me
Guaranteed


GUARANTEED / GARANTITO

Lyrics/ Music: Ed Vedder

Inginocchiato non c'è modo di essere libero
Sollevando una tazza vuota, chiedo silenziosamente
Che tutte le mie destinazioni accettino quella che sono io
Così posso respirare...

Cerchi si espandono e ingoiano le persone per intero
Per metà delle loro vite dicono buonanotte a mogli che non conosceranno mai
Ho una mente piena di domande ed un insegnante nella mia anima
Così va la vita...

Non avvicinarti di più o dovrò andarmene
Certi posti mi attraggono come la gravità
Se mai ci fosse qualcuno per cui restare a casa
Saresti tu...

Tutti quelli che incontro, in gabbie che hanno comprato
Pensano a me e al mio girovagare, ma io non sono mai quello che pensavano
Ho la mia indignazione, ma sono puro in tutti i miei pensieri
Sono vivo...

Vento tra i miei capelli, mi sento parte di ovunque
Sotto il mio essere c'è una strada che è scomparsa
A notte fonda sento gli alberi, stanno cantando con i morti
Sopra di me...

Lascia che mi occupi io di trovare un modo di essere
Considerami un satellite, in orbita per sempre
Conoscevo tutte le regole, ma le regole non mi conoscevano
Garantito.


Le canzoni si possono facilmente ascoltare collegandosi a
http://www.youtube.com/

P.S.: Ho selezionato solo due testi della colonna sonora perché qui ci troviamo in una antologia di schegge, non siamo un’enciclopedia. Insomma mi sono dilungato troppo e non ho certo dato il buon esempio.



2 commenti:

maria antonella galanti ha detto...

Vi sono, ho sempre pensato (e forse è solo una razionalizzazione delle mie manie), due categorie di oggetti: gli “oggetti-oggetti” (dei quali posso disfarmi facilmente quando diventano vetusti) e gli “oggetti-mediatori”. I primi sono davvero solo cose, quasi sempre definite, all’inizio almeno, da un valore materiale (cioè pecuniario); spesso sostituiscono le parole creando una sorta di relazionalità corruttiva. I secondi, invece, sono mediatori di una comunicazione tra persone altrimenti impossibile. E’ il caso dei libri. Sono sempre avida di notizie biografiche sugli autori (che si tratti di saggisti, letterati o poeti), quasi voyeurista, talvolta. Spesso penso, di quelli che amo di più, a quanto avrebbero potuto creare se fossero morti anche solo un anno dopo; attraverso il libro posso contattarli, tenere viva con loro una specie di conversazione. Il libro finisce, dunque, per custodire anche una parte viva di me e le emozioni diverse di ogni volta che l’ho aperto o anche solo ho gettato uno sguardo sulla copertina nota...Lo stesso effetto, però, può farmelo una tazzina di caffé sbrecciata e rigorosamente scompagnata. Preferisco le cose vecchie, già utilizzate da qualcuno, alle nuove. E mi piace immaginare piccoli frammenti di vita di chi se ne è servito...

enrico meloni ha detto...

Grazie per il commento che mi induce a cambiare il titolo del post. "Oggetti", fra l'altro è anche più simpatico e meno drastico. Si lega forsem meglio al film perché il protagonista si libera di tutte le sue cose compresa l'automobile (un bel coraggio di questi tempi...), abbandona pure i soldi, in fondo anche le banconote possono considerasi oggetti. Quanto a me, cercherò di capire quali sono i miei "oggetti-mediatori", per attuare un repulisti consapevole.