lunedì 7 aprile 2008

Risposta a meta-blog

ROMA
Per quanto mi riguarda, si può parlare liberamente di Roma, sono anche io critico verso questa città. Forse il cambiamento che Antonella ha riscontrato, potrebbe essere l’effetto di quella mutazione antropologica, che ha fatto disperare il compianto Pasolini (che tra l’altro nella poesia “Il pianto della scavatrice” definisce Roma “Stupenda e misera città”). Vedeva svanire sotto gli occhi il “popolano” che nella sua ignoranza conservava un’atavica purezza, e che aveva un codice etico elementare, spontaneo ma affidabile e umano. Una volta persi i legami con la società tradizionale (quella contadina aveva in mente il poeta), a causa del boom economico e dell’affermarsi del consumismo, gli individui diventano pronti a tutto senza alcuna legge morale a regolare le loro azioni, senza più essere tenuti ad alcuna forma di rispetto verso il prossimo. Certo (come forse ho già detto…), qualche merito lo avrà avuto anche l’influsso della religione cattolica (ama il prossimo tuo come te stesso, non rubare, non uccidere, ecc.), nonostante tutto quello che sappiamo…

FRAINTENDIMENTI
E’ vero, tramite internet è molto facile equivocare i contenuti, le intenzioni dei nostri interlocutori. (Per inciso vorrei dire che trovo gli interventi di Antonella sempre molto garbati). Per comunicare i vari segnali extralinguistici via internet, come sapete, sono stati inventati gli “smiley”, le faccine (http://it.wikipedia.org/wiki/Smiley), che oramai saranno centinaia. Ognuno è libero di scegliere se usarli o meno e in quale misura. Forse qualcuno potrebbe non apprezzarli esteticamente ma a volte si rivelano di qualche utilità.

LUNGHEZZA POST
Sono del parere che, senza arrivare al motto di McLuhan (Il mezzo è il messaggio), dobbiamo adeguarci al mezzo telematico che ospita i nostri pensieri. Dunque direi che riguardo alla lunghezza dei post, ci convenga non superare lo spazio di una cartella.
I commenti naturalmente dovrebbero essere ancora più brevi.
Comunque per necessità espressive o per altre vicissitudini possiamo anche chiudere un occhio, al massimo avremo generato uno “scheggione”.

1 commento:

maria antonella galanti ha detto...

Sebbene la mia vita sia meglio organizzata di un tempo anche in virtù dell’esistenza della rete (per esempio grazie alla posta elettronica sbrigo molte incombenze a casa, magari di notte o di domenica) e sebbene mi sia capitato di entrare nel blog di qualche conoscente più o meno vicino, non mi è mai venuta voglia di scriverci o di commentare. Questo spazio è diverso. Mi accorgo che lo sto usando per riflettere, come un diario, ma che non è un diario perché qualcuno leggerà quello che scrivo; per questo, per esempio, non può essere curvato sull’autocompiangersi; dunque, sempre a differenza del diario, forse la riflessione può essere un po’ più autocritica. Altre volte, invece, lo uso per staccare rispetto a quello che sto facendo (che magari è proprio un’attività di scrittura, ma per lavoro o giù di lì), cioè per entrare in una dimensione diversa, come quando si va al cinema o a teatro e ci si lascia definire da altri (o dalle vicende di altri) allentando un po’ le difese...
La sintesi non è mai stata il mio forte, ma ci proverò.