domenica 6 dicembre 2009

Roma, 5 dicembre: io c'ero



L’attesa inquieta, perché i ritardatari giungano e la piazza si colmi di volti e accenti e drappi. L’attesa, il conteggio febbrile, disordinato, a occhio, siamo pochi, no, guarda, arrivano altri gruppi, dove, guarda meglio, dietro la fontana, la strada è tutta in fermento. L’attesa di questo lungo pomeriggio è rumorosa, musicale, colorata di brusìo crescente, ritmica di tamburi e grancasse. E dello strepitare di ottoni. Sta partendo? Sì, il corteo parte, finalmente.

Da quel preciso istante l’aria si satura delle vibrazioni della folla in marcia. Un insieme di persone serie, compatte, salde: e insieme festanti, liquide, sinuose. Non si contano i drappi d’ogni foggia e colore, che non dividono. Partono gli slogan, quelli datati e quelli bambini, ma si sorride, ci si stupisce della non uniformità degli abiti, delle età, delle fedi politiche. Si è uniti, però, quello sì, nel dire basta, io non accetto, non voglio più starci. Non voglio più essere complice.

No, non si era vista una manifestazione così da tanto, tantissimo, troppo tempo.

Il corteo è lento, non perché manchi l’ansia di correre avanti e raggiungere la grande arena di Piazza San Giovanni, ma perché guarda, guarda quanti siamo, non vedo l’inizio e nemmeno la fine di questo tappeto umano. Quanti siamo. E tu che non volevi crederci.

Fende il corteo una piccola massa di ballerini-giullari, a ritmo di samba. Difficile resistere al richiamo: e infatti molti, al passaggio di queste figure variopinte, iniziano a ruotare il bacino e a battere il passo. Non si percepisce più nemmeno il freddo di questa giornata di dicembre. E il corteo prosegue verso la sua meta. Non siamo ancora nemmeno a metà percorso e già quelli che risalgono la corrente ci portano le notizie di una San Giovanni che straripa di gente e fatica ad assorbire il fiume che si sta riversando all’interno dei suoi confini.

Alzo gli occhi. Il sole di Roma sta disegnando infinite corone di riflessi sui capelli di donne e uomini e ragazze e ragazzi. I miei anni di troppo, per un istante, scompaiono.

Domani giornali e televisioni mentiranno, distorceranno, taceranno. Non credete loro. Non credete a chi si ostina nel non voler vedere, nel non voler capire.

Io ho visto tutto, ho udito tutto, ho assaporato tutto.

Io c’ero.

1 commento:

enrico meloni ha detto...

naturalmente sono solidale e mi appresto ad aggiungere anche la mia testimonianza :)