domenica 10 gennaio 2010

Da Balotelli ai disperati di Rosarno


Sabato 9 gennaio 2010. I quotidiani dedicano le prime pagine alla guerriglia urbana di Rosarno, mentre le pagine sportive si soffermano sulla multa di settemila euro comminata a Mario Balotelli, attaccante dalla pelle nera, regolarmente italiano e regolarmente vittima di cori razzisti: “Se saltelli muore Balotelli”, “Non ci sono negri italiani”. La multa è dovuta all’applauso (“provocatorio”?) rivolto ai tifosi che lo avevano insultato durante la partita. Il successivo sfogo rivolto ai tifosi di Verona (“alla città”?) è seguito dalle scuse per la generalizzazione. Ci sono direttive che comporterebbero la sospensione delle partite quando iniziano cori razzisti, ma i troppi interessi in gioco – con la vacanza morale che contribuiscono ad alimentare – probabilmente interferiscono con la loro effettiva applicazione.
La vacanza morale e la cecità politica sui “reali problemi” italiani sono due punti di una stessa linea, che va da Balotelli ai disperati di Rosarno, dagli stadi alle baracche, dal giocatore nero italiano della squadra più ricca del campionato di serie A ai lavoratori neri irregolari, costretti a vivere in condizioni di vita tra le più povere documentate recentemente sui nostri quotidiani: un oleificio fatiscente, tende e cartoni ammassati come ricovero, contenitori di arance come docce.
A ridosso dell’ennesima lettera al Corriere della Sera, con la quale il Professor Sartori spiegava il suo punto di vista sulla non integrabilità dei musulmani in quanto musulmani, finalmente si potrebbe iniziare a parlare di diritti e doveri di tutti, di condizioni di vita e di legalità come condizioni preliminari di ogni condivisione e integrazione. Ma il ministro Maroni spiega la vicenda anzitutto con la “tolleranza contro l’immigrazione clandestina”. Restano relativamente sullo sfondo la tolleranza o complicità di tanti con l’illegalità italiana, e la cecità politica e morale che inevitabilmente accompagna situazioni come quelle di Rosarno. Né sono sufficienti, ad affrontare la questione, le generiche dichiarazioni di accoglienza incondizionata. Perché pensare incondizionatamente significa appunto ignorare il confronto sulle condizioni di vita e pensare che i conflitti si possano “risolvere” semplicemente rimuovendoli (oppure distribuendo precettistiche astratte). Il persistere dell’incapacità di accedere a questi conflitti può avere un solo esito: in futuro, tra una settimana o tra anni, i fatti di Rosarno saranno ricordati come un “precedente”.

2 commenti:

maria antonella galanti ha detto...

Il post che ho appena inserito è involontariamente una risposta al tuo, che condivido parola per parola.

enrico meloni ha detto...

Anche io stavo pensando di scrivere qualcosa sui fatti di Rosarno, perché costituiscono un precedente "storicamente" molto interessante e al contempo inquietante, rischioso e umanamente inaccettabile. Provo a suggerire alcuni spunti per eventuali post.

1) Anzitutto vengono ancora una volta smentiti i soliti luoghi comuni che vorrebbero gli italiani brava gente e lontani da ogni forma di razzismo. Purtroppo delle ricerche, come sappiamo, ci dicono che superata una certa percentuale di immigrati (credo che la soglia sia attorno al 5%) si cominciano a manifestare delle forme di intolleranza, degli scontri, che puntualmente si sono verificati anche da noi.
2) Come ha sottolineato Luca, esponenti del governo, sparano a zero sull’immigrazione selvaggia, anziché prendersela con la criminalità organizzata, che purtroppo, come è noto a tutti, controlla la zona di Rosarno il cui comune è commissariato per infiltrazioni mafiose.
3) Per la prima volta – a quanto ne so – gli extracomunitari neri si ribellano così clamorosamente in massa: un numero che si avvicina al migliaio (più o meno quanti con Garibaldi diedero l’avvio alla conquista del Sud).
4) Un aspetto che, nonostante tutto, lascerebbe uno spiraglio alla speranza, se fosse comprovato dai fatti, ci viene svelato da Roberto Saviano. Secondo la sua teoria sarebbero proprio gli immigrati i più sensibili alle ingiustizie della criminalità organizzata, a cui noi autoctoni saremmo ormai assuefatti. Dunque grazie a loro si potrebbe ricevere un impulso decisivo per sconfiggere le varie mafie che da lungo tempo tengono in scacco varie zone del paese.