martedì 4 novembre 2008

Chi li ha visti?


Ieri sera al telefono avevo proposto a Bruno di tornare a spaziare nel blog su varie tematiche, insomma di non parlare soltanto di politica. Ma si può tacere su quanto è avvenuto ieri notte a seguito di un filmato trasmesso da Chi l’ha visto?
Nel sito di Repubblica si legge:

“Irruzione alla Rai, minacce ai giornalisti di Chi l'ha visto?
Gli ultrà di destra puntano l'indice contro la trasmissione di Rai3 che ieri sera ha mostrato un filmano inedito dell'aggressione a un gruppo di giovani in piazza Navona, mercoledì scorso.
(…) Una trentina di ultrà di destra (…) ieri notte hanno scavalcato i cancelli della sede di via Teulada, lanciando uova marce contro le pareti. Sono fuggiti prima che arrivasse la Polizia, ma stamane, telefonate di rivendicazione e minaccia (…) sono giunte alla redazione di Chi l'ha visto?. Per i volti di quegli aggressori del Blocco Studentesco mostrati durante la trasmissione, gli estremisti hanno promesso ai redattori pesanti ritorsioni."

Fa riflettere quello che si vede nel filmato. Individui aggrediscono inermi manifestanti ragazzini con calci e cinghiate sferrate con una certa competenza, a volto scoperto, come se la violenza fosse una regola e non un reato, oppure come fossero bravacci garantiti dal potente di turno.
Finora avevo soltanto sentito parlare dei retroscena dello scontro di piazza Navona. Nel sito di Repubblica avevo visto alcune foto al riguardo, che però non mi erano sembrate troppo convincenti. Quindi mantenevo il beneficio del dubbio, e poiché non seguo la nota trasmissione Rai, avrei continuato a dubitare, se questi personaggi non avessero fatto l’irruzione notturna e le telefonate minatorie, con l’effetto di moltiplicare la diffusione delle notizie e delle immagini che volevano censurate.

1 commento:

maria antonella galanti ha detto...

Mi accorgo che stamani, pur nella fretta di tutte le mattine, ho voglia di commentare tutto quello che è stato scritto in questo piccolo contesto comunicativo. Ho dormito poco e male proprio per una questione di censura comunicativa che mi riguarda e che mi irrita come tutte le cose ingiuste delle quali mi capita di essere testimone. Una cosa insignificante se paragonata ad altre simili a quella che sto commentando; un granello di sabbia come tutte le vicende che riguardano un singolo e un pezzetto piccolo piccolo di mondo quale un luogo di lavoro o la cerchia di persone che si frequentano. Una censura, però, è una censura e metaforicamente quella piccola è uguale a quella, invisibile, che a livello macro trasfigura tutto e impedisce il trascorrere tra le persone delle idee come del semplice racconto dei fatti. La censura sta diventando una rischiosa abitudine che permea subdolamente i nostri modelli relazionali. Penso, come un po' ho sempre pensato, che si debba partire anche dal basso, dai nostri piccoli angoli di visuale, per combatterla, nei modi nei quali di volta in volta ci è possibile senza farci distruggere.