sabato 1 novembre 2008

La Zona


Quando esiste una fascia di popolazione che vive nell’agio e un’altra, più numerosa, spalmata in una sacca di indigenza dalla quale è quasi impossibile evadere, sembra inevitabile lo scatenarsi di una lotta senza quartiere. E’ quanto emerge dalle scene del film messicano La Zona di Rodrigo Plà.
La Zona, quartiere benestante di Città del Messico, è situato vicino ad una favela, dove pullulano miseria e degrado. Per questo gli altolocati sono circondati da un muro invalicabile e da filo spinato. Ogni angolo è video-sorvegliato e controllato senza sosta. Per di più il quartiere gode di una sorta di statuto speciale, che consente agli abitanti una certa libertà d’azione per difendere la loro proprietà dai diseredati. Ma tale autonomia non è sufficiente ad avere la licenza di uccidere, e così si corromperanno le forze dell’ordine, che vengono presentate piuttosto assenti e tutt’altro che integerrime. In questo scenario da stato d’assedio - senza Sato – si compiono vicende inquietanti il cui epilogo colpisce come un pugno allo stomaco.
Anche nel nostro paese si fa sempre più ampia la forbice del divario sociale. Il problema della sicurezza non si può risolvere senza che lo Stato si occupi di frenare questa tendenza, con provvedimenti seri e durevoli nel tempo, anche nell’interesse dei più abbienti, che altrimenti devono investire buona parte del loro patrimonio per difendersi dall’assalto della miseria, peraltro con esiti incerti... Le disparità sociali esasperate possono precipitarci ancora di più in un mondo instabile, insicuro, senza garanzie per nessuno. Inoltre la “necessità” di tenere tutto sotto controllo, limiterà decisamente la libertà di ogni cittadino (agiato o indigente che sia), e ciascuno degli altri diverrà sospettabile e barbaramente perseguibile.

1 commento:

bruno sales ha detto...

Non ho ancora visto il film citato da Enrico, ma condivido in pieno le sue riflessioni.
L'eccesso di disparità sociale, al di là di ogni considerazione etica, è un potente fattore di destabilizzazione, che finisce prima o poi con il ritorcersi proprio contro le fasce più agiate della popolazione.
In questo senso, un concetto nobile come quello di 'libertà' - che è la capacità di decidere autonomamente della propria vita nel rispetto degli altri - è oggi travisato come libertà di pensare al proprio benessere materiale infischiandosene di quanto accade agli altri.