lunedì 13 ottobre 2008

Eppur si muove


I due decreti-legge 137/08 (Gelmini)e 133/08 (Brunetta) sono stati accuratamente preceduti e poi accompagnati da una campagna di demonizzazione dei lavoratori nel settore pubblico, marchiati tutti come 'fannulloni'. Tra questi, gli insegnanti, 'pagati troppo', 'incompetenti' e 'assenteisti', e i docenti universitari, 'che lavorano solo tre ore a settimana'.
La mossa era necessaria per poter giustificare una quantità di tagli della spesa pubblica senza precedenti, almeno quanto a rapidità. Non essendo, infatti, sufficiente ammantare la riforma di principi psudopedagogici, teorizzando il ritorno ai voti, al grembiule e al maestro unico, ci si è assicurati l'indignazione popolare.
Il gioco sembrava riuscito, al punto che molti dipendenti pubblici hanno iniziato a sentirsi in colpa di non essere precari. Al punto che molti insegnanti hanno iniziato a pensare che la scuola funzioni davvero meglio tagliando personale e risorse. Al punto che molti studenti hanno rinunciato alla protesta, perché si tratta di una perdita di tempo: meglio chinare il capo sui libri e infischiarsene di quanto succede intorno.
Eppure qualcosa, nonostante tutto, si sta muovendo, sebbene nel più completo silenzio di stampa e televisione. In tutta Italia si stanno mobilitando insegnanti e studenti di ogni ordine di scuola. Alcune università, tra cui Pisa, Firenze e Milano, sono state occupate.
I conduttori non lo dicono. La stampa sonnecchia.
Eppur si muove.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh sì, stavamo (e forse stiamo ancora) assistendo alla creazione di un regime nell'assoluto addormentamento di tutte le parti sociali. Anch'io però spero in un risveglio, tardivo, ma deciso.
E' curioso poi il fatto che l'"economia" prefigurata tagliando su scuola, sanità, ecc., non è una vera economia, non solo perché produce costi sociali (che sembra interessino a pochi), ma produce anche di riflesso anche altri costi economici, solo che pagati da altri che non dallo stato.
P.es., i bambini a casa al pomeriggio, o il malato che non può venir curato per mancanza di mezzi, costano addirittura di più (dato che la struttura statale, anche per effetto di scala, è il miglior modo per ridurre questi costi).

bruno sales ha detto...

E' vero, i 'costi sociali' sono costi a tutti gli effetti, ma sembra che gli economisti abbiano dimenticato di assegnare un valore alla fatica, concreta, di tirare avanti con poche risorse e nessuna certezza.
Sembra, paradossalmente, molto più facile attribuire valori fittizi agli scambi, virtuali, del mercato.