domenica 12 ottobre 2008

Scrivere in rete

Se per “rete” intendiamo la multidiramazione simultanea dei messaggi che rompe i limiti spazio-temporali vedo bene le opportunità; i rischi sono legati, invece, al fatto che in rete si scrive in un certo senso proprio “senza rete” (intesa in riferimento al mondo dei trapezisti). Perché non ci si conosce e dunque si possono facilmente proiettare sull’altro, di cui magari ignoriamo persino il volto, attese e paure che appartengono a noi. E l’altro, naturalmente, ci ricambia con la stessa moneta.
E’ buffo, non sono una pessimista, anzi; e non lo è neanche Bruno che conosco indipendentemente dal blog. Direi che siamo accomunati dal difetto opposto. Tuttavia ciò che scrive Carlo mi ha spinto a leggere con occhi diversi gli interventi di tutti e la coloritura emozionale del blog nel suo insieme; ha ragione, ci può essere una ricezione diversa dalle nostre (in questo “nostre” includo anche Enrico) intenzioni comunicative. Forse abbiamo usato il blog, senza volerlo né saperlo, per dare sfogo alle nostre parti più disperate e permettere alle altre, a quelle di segno opposto, di continuare a esprimersi altrove. L’intervento di Bruno sulla meritocrazia, per esempio, è scritto da una persona che si batte da sempre e in tutti i modi nei quali gli è possibile perché le cose vadano diversamente rispetto ai terreni clientelari e nepotistici che (specialmente nel nostro paese) hanno una significativa tradizione e diffusione; una persona che,dunque, crede possibile anche che si possa incrinare il destino. Tuttavia, io intendo bene lo scritto anche perché conosco la persona.
Come rimediare allora?
Cercando di ponderare le parole quando si scrive, certo; ma questo cozza quasi sempre con la necessità di essere brevi, che non rinnego, e che tuttavia, proprio in questo momento, sto forse già infrangendo. Occorre, dunque, un preciso impegno riflessivo, almeno da parte di chi concorre come autore, alla lettura attenta dell’altro e soprattutto al non avere remore né nel chiedere chiarimenti, né, tanto meno, nel criticare. E infine bisognerebbe non prendere troppo male le critiche, viverle come una specie di stimolo e elaborare l'innegabile frustrazione di non sentirsi capiti o spalleggiati. Non dobbiamo mica essere cloni l’uno dell’altro!
Dico la verità, il nome del blog, forse, potremmo cambiarlo. “Schegge” suona, indipendentemente dalle intenzioni, un po’ aggressivo; fa pensare a forzature e a ferite; “postume”, poi, è forse ciò che, sempre indipendentemente dalle intenzioni, alimenta il senso del non più sperare... Meglio qualcosa di vivo, legato al qui e ora.
Forse il nome stesso dovrebbe veicolare un messaggio in positivo, riferito a un’attesa, a una speranza e anche alla possibilità di dialogare pur mantenendo, ciascuno di noi, il diritto alla propria diversità.
Proporrei una sorta di consultazione interna, fatta per e-mail, sul nome del blog, se non ci siete troppo affezionati. Naturalmente lasciando inalterato ciò che finora abbiamo scritto.

2 commenti:

carlo santulli ha detto...

In effetti le considerazioni di Antonella sono, come sempre nel blog, molto interessanti: la prima cosa da sapere, che sarebbe interessante per un po' di autoanalisi spicciola, sarebbe capire perché schegge e specialmente perché postume,
premesso che il titolo del blog poeticamente mi piace molto.
A che cosa il blog è postumo?
Si può cambiare o meno il titolo, ma ha forse meno importanza di capirlo a fondo.
Personalmente trovo che tutti gli interventi siano fortemente motivati ed argomentati, non sono in senso stretto "schegge".
E allora perché schegge?

Ciao

Carlo

maria antonella galanti ha detto...

Anche a me poeticamente il nome del blog piaceva e un po' mi piace ancora. Avevo però inteso "schegge" nel senso di "frammenti" e infatti avevo scritto qualcosa in riferimento a questo (cioè proprio alla non pretesa di assolutezza) in uno dei primi commenti. Ripensandoci ho capito che può essere inteso diversamente.
Insomma, anche nel nome di un blog c'è un problema di comunicazione e non solo del senso che ha per chi lo sceglie...