domenica 12 ottobre 2008

Meta-blog

Riflessioni sul blog tratte da uno scambio di mail con Carlo

[CARLO]
secondo me il blog così com'è frustra ogni buona intenzione: c'è un pessimismo apocalittico che veramente respinge il passante casuale. Non vi chiedo di cambiare direzione, ma sono convinto che non se ne possa più di questa tristezza (già la vita ha i suoi problemi).Stavo per rispondere a Bruno quando diceva che in Italia non c'è mai stata meritocrazia. Mah, non so... io penso che sia un problema, se c'è, di questi ultimi anni. Il fascismo, che era quel che era, faceva insegnare (purché non si occupassero di politica) gente come Caccioppoli, Fermi, Maiorana, almeno fino al '38, cioè fino alle leggi razziali (il povero Maiorana sparì proprio allora) ed anche nel dopoguerra la nostra università era tra le migliori del mondo, pur nella ristrettezza di mezzi (Natta, che poi vinse il Nobel, non aveva neanche una pressa sufficientemente potente in istituto).E', e mi duole dirlo, la generazione dei nostri padri che in qualche caso (non generalizzo per carità) si è "seduta" e ci ha detto che anche da "seduti" qualcuno si sarebbe accorto di quanto valevamo. Tanti di noi hanno capito che è una balla, per far qualcosa ci vuole lavoro, e si sono regolati di conseguenza. Altri si attardano nel vittimismo (…), e nel frattempo abbiamo uno tra i peggiori governi possibili, ma ce l'abbiamo forse per la pochezza nell'esprimere le nostre idee, per la nostra rassegnazione. Scusa lo sfogo, ma mi correva l'obbligo di parlartene per amicizia.

[ENRICO]
(…) può darsi che tu abbia ragione... cerco di entrare nel tuo punto di vista, anche se non è un'operazione semplice.
Di sicuro c'è un comune denominatore, e volendo si potrebbe ripartire da qui:
abbiamo uno tra i peggiori governi possibili.
Penso che avresti fatto bene a rispondere al post di Bruno; in fondo il blog potrebbe essere una sorta di piccolissimo parlamento dove si possono serenamente esprimere idee contrastanti, purché entro i limiti dell' "arco costituzionale", ovvero del rispetto reciproco.


[CARLO]
(...) il blog può avere due funzioni principali:

1. Diffondere delle idee

2. Stimolare un dibattito

Per essere schematici, se c'è troppo dell' 1, cioè ci sono troppeidee o magari troppo "difficili" da metabolizzare (perché per esempio molto pessimiste o semplicemente molto"indiscutibili") è difficile creare un dibattito, perché, francamente, non si sa cosa rispondere. Se però c'è troppo dibattito, finiscono per mancare le idee di fondo, ognuno difende ciecamente il proprio punto di vista, ma alla fine non si sa più di cosa si stava parlando all'inizio. Ci vuole un equilibrio tra le due componenti, non facile da raggiungere. (…)


[ENRICO]
Sono d'accordo sull'analisi relativa alle funzioni che può avere un blog. Aggiungerei che dovrebbe anche essere un'attività piacevole, oltre che utile, visto che la si fa anche per diletto, senza scopi di lucro. Ma a quanto pare è più difficile del previsto armonizzare persone che si conoscono soltanto tramite qualche scritto telematico, nonostante siano tutte dotate di cultura e intelligenza quanto meno al di sopra della media. Penso che (ma forse l'ho già detto) la comunicazione via internet sia soggetta spesso a fraintendimenti e che a volte si finisca per attribuire agli interlocutori pregi o demeriti non sempre del tutto aderenti alla realtà. E' un fatto fisiologico.
Riguardo alle responsabilità che hanno portato al governo questa bella squadra, temo che al momento la più potente fonte educativa per i giovani sia la televisione... Famiglia e scuola pubblica non se la passano tanto bene. Quest'ultima è debolissima e spende le sue povere energie per mantenersi in vita, dissanguata com'è da pesanti tagli e da massicci cortocircuiti burocratici (non è vittimismo purtroppo...).
Non per questo dobbiamo arrenderci...
(...)
il pessimismo nel blog forse nasce anche dal fatto che lo abbiano considerato come uno "sfogatoio", dove inserire indignazione e sgomento che nascono da avvenimenti o situazioni che ci sembrano intollerabili, pericolose, ingiuste. Pensavo che il blog avesse anche la funzione di uno spazio dove esprimere riflessioni e sentimenti (purtroppo negativi) che altrimenti resterebbero inespressi. Naturalmente questo aspetto non impedisce che si possa parlare di altro, cioè di cose allegre o di qualsiasi situazione che possa accendere qualche speranza e alimentare (un moderato?) ottimismo.

[CARLO]
(…) infatti, è bene esprimersi, e lo sfogatoio va anche bene. Quel che manca a volte è la comunicazione, posso parlare come davanti allo specchio, e tante cose della mia esperienza posso darle per scontate, perché l'immagine riflessa nello specchio le conosce, poi però è difficile che chi si affaccia per caso voglia partecipare, semplicemente perché il mio stato d'animo non è stato comunicato sufficientemente. Ecco, il tuo ultimo post, che apprezzo, è un tentativo di comunicazione, perché la poesia, nel bene o nel male, esprime di più, è, al di là delle apparenze, più immediata (credo che se tu dovessi per assurdo tradurre in prosa i tuoi marci orologi in marcia, cercando di spiegare le implicazioni di ogni parola, ci vorrebbero tre o quattro pagine, e sarebbe probabilmente un esercizio sterile, perché il messaggio resterebbe perso nella prosa esplicativa).
Da queste parole ti rendi conto che penso che la comunicazione via Internet sia problematica, specie se si basa solo sullo scritto, senza aiuti, come gli emoticons, che ti fanno rendere conto (anche se in modo schematico) di quali siano i veri sentimenti dello scrivente. Io tendo ad essere, di persona, abbastanza ironico, ma questo su Internet porta, non conoscendosi di persona, a conseguenze alle volte indesiderate. Quindi mi astengo e specifico mille volte se scherzo, sono serio, ecc. Tuttavia, non bisogna demordere, il livello intellettuale di Schegge postume è alto, nondimeno molto su Internet preme per una comunicazione veloce e un po' superficiale: così è presumibile che non ci saranno folle di interventi, ma non credo sia un problema. Forse basta che ognuno esprima la propria idea, nel rispetto reciproco e con un occasionale scambio di opinioni.

3 commenti:

maria antonella galanti ha detto...

Grazie per il post dialogico a quattro mani. Mi fa riflettere (e molto) sulle opportunità e i rischi dello scrivere in rete.
Ho cominciato a commentarlo, ma il commento è troppo lungo e lo volgerò in post.

bruno sales ha detto...

Credo sia doverosa, da parte mia, una risposta di commento e di chiarimento rispetto alle problematiche sollevate da Carlo e da Enrico.
Sono perfettamente d’accordo con Carlo sul fatto che ‘non se ne possa più di questa tristezza’. Devo confessare, però, che non ho mai vissuto questo blog come particolarmente ‘pessimistico’: al contrario, il fatto di poter parlare di aspetti controversi e cruciali per la nostra vita (come la sanità, o il voto, tanto per citare argomenti che io stesso ho affrontato), eventualmente aprendo un dibattito, mi sembra che possa gettare una luce di speranza e di fiducia in un possibile cambiamento. Certo, alcuni interventi sono più ‘seri’ di altri, ma talvolta è (almeno per me) difficile trovare la giusta leggerezza senza diventare superficiale.
Per quanto riguarda il post sulla meritocrazia mi sono accorto, grazie anche ai rilievi di Carlo, che effettivamente il testo poteva dare adito a più di un fraintendimento.
A mia parziale discolpa devo chiarire che il tono emotivo forse un po’ troppo caldo di questo post era conseguenza dell’ascolto della famosa trasmissione radio, da me citata, nella quale l’esperto di turno aveva snocciolato, con una supponenza davvero intollerabile, una serie di banalità sui binomi raccomandazione/sistema pubblico e meritocrazia/sistema privato.
Lavoro da anni nel sistema pubblico, nel quale sono entrato per concorso e senza raccomandazioni (dovete fidarvi sulla parola…). Continuo a credere in questo stesso sistema pubblico (nel sistema sanitario, in particolare, che conosco meglio) e non penso affatto che ci si debba rassegnare al clientelismo: tutt’altro! Ritengo che si debba lottare – e molto - perché la nostra società riconosca al merito un valore primario.
Oggi, però, questo ancora non accade. A parte lodevoli eccezioni, l’Italia è ancora un paese socialmente stratificato: solo una minoranza di figli di genitori privi di laurea o di diploma di scuola superiore giunge alla laurea (non è una mia invenzione, ma l’esito di indagini statistiche: vedi p. es. al sito www.associazionetreelle.it/documenti/uguali.pdf). E, come già affermavo nel post, le professioni continuano a essere ‘tramandate’ di padre in figlio, in circa la metà dei casi. Questo non significa che, in assoluto, il figlio di un verduraio non possa diventare avvocato, ma che la probabilità dell'evento è ancora troppo bassa.
E se è pur vero che alcuni personaggi, nel corso del ventennio fascista, ricevettero qualche riconoscimento professionale, molti di più vennero valutati in base al grado di fedeltà al regime, piuttosto che al merito. Galeazzo Ciano ebbe l’incarico di ministro degli esteri in virtù non dei propri meriti intrinseci (sebbene fosse senza dubbio un uomo intelligente), ma del fatto di essere il genero del duce. La stratificazione sociale, d’altra parte, ha origini antiche e, da sempre, ha in qualche modo fatto parte della struttura della società civile, in modo tale da garantire ordine e continuità al sistema.
Nel mio vecchio post, comunque, non intendevo affermare che nessuno sia mai stato in grado di raggiungere dei traguardi con le proprie forze, ma volevo rimarcare il bisogno di una maggiore consapevolezza da parte nostra, per smascherare chiunque cerchi di ‘truccare’ la partita.
Sono pienamente d’accordo, infine, con quanto afferma Carlo sul valore della comunicazione e sull’attenzione che occorre riservare all’esplicitazione del messaggio, in particolare su Internet. Mi spiace se posso aver dato l’impressione di chi è convinto di possedere la verità assoluta, poiché questa convinzione io non ce l’ho.
Sono invece convinto, come ha scritto lo stesso Carlo, che non bisogna demordere e che il blog deve mantenere un livello alto,cioè non banale, né superficiale.

carlo santulli ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con quanto dici, Bruno, la tensione verso la meritocrazia in Italia è sempre stata più "lieve" di altre forze che portavano all'assunzione. Ma è un fatto più "culturale" che "politico", secondo me (nel senso che, pur alternandosi i governi, la situazione non è mai cambiata in modo radicale, a scapito di qualche parziale successo).
Mi spiego: vedo che manca ancora, specie a livello popolare purtroppo, una forte coscienza del fatto che i meriti e quindi la competenza, il sapere ed il "saper fare" (che non è l'atavico "saperci fare"), consentono di raggiungere un certo risultato. Coscienza che richiede un'etica molto radicata e sicura.
Senza essere degli illusi, perché la via non è facile e pochi ci ringrazieranno per averla seguita, dobbiamo tuttavia lottare perché si crei questo, come Bruno evidenzia.
Io sono un ricercatore rientrato dall'estero ed anch'io ho sempre "fatto da solo", in questo senso. Ho creduto ed ho voluto tornare: il mio stato d'animo attuale non lo definirei di delusione, più che altro di difficoltà di comprensione, nel senso che il paese, che pure è il mio, mi appare difficilmente decifrabile. Vedo che è un paese che sta cambiando molto (questa è almeno la mia impressione) ma non mi è chiara la direzione presa.
Non posso nascondere che questo mi crea un certo disagio.