lunedì 20 ottobre 2008

I gatti che guardano le stelle.




Le piazze di questa piccola città di nuovo gremite di giovani e meno giovani; il comune disagio legato a un’epoca, triste, di esaltazione dei tecnicismi, dell’efficienza, della rapidità, del consumo di cose e allo stesso modo di affetti. Non ancora ben definito, quest’insieme di persone che esprimono la propria inquietudine si muove tra vecchio e nuovo; alla ricerca di un volto diverso, ma attraversando la tentazione dei facili slogans, delle espressioni trite e abituali tese a demarcare confini.
Occorre anche imparare a guardare e ad ascoltare perché ciò che sta nascendo trovi una propria, speciale e autonoma collocazione. Questo è ciò che dovremmo saper fare noi che abbiamo vissuto altre proteste, nelle stesse piazze, in anni diversi. Guardare, ascoltare, portare una specificità di parole, ma senza sovrapporre la propria visione, sia pure carica di esperienza e memoria, a quella di chi, più giovane, tenta di tracciare un proprio percorso di autonomia.
Ho sempre invidiato i gatti che guardano le stelle.

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